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Fake News: primo, verificare la fonte!

in Chiesa SHARE

“Non mollare mai perché la vita è uno spettacolo incredibile”

Hai ricevuto anche tu un messaggio, firmato addirittura da Papa Francesco, che si conclude con queste parole? Te l’ha mandato la collega catechista o la mamma del gruppo di scuola o l’amica che fa volontariato in parrocchia, persone affidabilissime che ancora non hanno imparato a verificare la fonte di un messaggio, cioè la provenienze effettiva, prima di fare click su “condividi” (se no saprebbero che quelle parole non sono mai uscite dalla bocca di un Papa!).

Proprio papa Francesco, nell’ultimo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, ci mette in guardia contro le cosiddette fake news, spiegando che sono “informazioni infondate, basate su dati inesistenti o distorti” e che “la loro diffusione può rispondere a obiettivi voluti, influenzare le scelte politiche e favorire ricavi economici”. Non si tratta, cioè, di sviste, di bugie innocenti: sono notizie false create ad arte, con il fine spesso di “ingannare e persino manipolare il lettore”.

Che cosa c’è di falso nelle “notizie false”?

Prima di tutto sono falsi i contenuti, sono infondate le informazioni, sono inesistenti o distorti i dati cui si fa riferimento; c’è anche una falsità nel fine con cui le notizie sono diffuse che non è quello apparente di dare informazioni: sono costruite in modo da sembrare vere, in realtà sono capziose, mirano a conquistare l’attenzione del lettore facendo leva su stereotipi e pregiudizi, suscitando emozioni.

Chi crea le fake news conosce bene la logica di condivisione dei social network e la usa per dare una diffusione molto veloce a queste notizie spesso in ambiti omogenei (le cosiddette “bolle”) in cui manca la possibilità di confrontarsi con realtà differenti e quindi è difficile che vengano smascherate. Le fake news hanno una natura mimetica, spiega Papa Francesco, si presentano credibili e, soprattutto, dice il Papa, solleticano la nostra “bramosia insaziabile”.

Come possiamo riconoscere le fake news?

Ancora una volta Papa Francesco propone il metodo del discernimento che è da applicare prima di tutto al linguaggio, perché il contenuto di una notizia falsa è spesso così simile alla realtà da rendere difficile distinguerla dal vero. Dobbiamo smascherare la logica del serpente, dice il Papa, rifacendosi all’immagine biblica del serpente astuto, che “ai primordi dell’umanità, si rese artefice della prima fake news”. Il serpente camuffa la realtà e si rivolge a Eva con una domanda che contiene una parte di verità e nasconde un’insidia; il male si nasconde, cioè non si vuol fare vedere e tocca a noi riconoscerlo e smascherarlo.

Dopo l’attenzione al linguaggio, il Papa propone un altro criterio di discernimento: l’esame delle conseguenze. “Dai frutti possiamo distinguere la verità degli enunciati” scrive il Papa, “se suscitano polemica, fomentano divisioni, infondono rassegnazione o se, invece, conducono ad una riflessione consapevole e matura, al dialogo costruttivo, a un’operosità proficua”.

«La verità vi farà liberi» (Gv 8,32).

Sin da bambini sentiamo forte la tentazione di mistificare la realtà a nostro vantaggio, per nascondere una marachella, per far ricadere la colpa su altri, “a fin di bene”. Chi di noi non è mai stato rimproverato per aver detto una bugia? Il Papa ce lo ripete ancora adesso che siamo adulti! Non cercare di fuggire dalla responsabilità di quel che sei e fai nascondendoti dietro racconti e testimonianze false, che prima o poi si riveleranno per loro stessi. Non cercare nella menzogna un mezzo per difenderti da qualcosa che non sai fronteggiare. Perché solo se siamo persone libere, se lasciamo che la Verità ci purifichi, allora saranno libere anche le relazioni con gli altri. Nell’ascolto reciproco può sgorgare la verità. Nel cristianesimo la verità non è non è un concetto astratto ma è Dio stesso, è Lui la verità che ci rende liberi.

La pace è la vera notizia.

“Il miglior antidoto contro le falsità non sono le strategie, ma le persone” scrive infine il Papa, rivolgendosi a chi si occupa di comunicazione per professione. Il dialogo può essere lento, sarà difficile ma dove c’è disponibilità all’ascolto sincero allora la verità si fa strada. E non è solo una questione da professionisti: “c’è una “responsabilità personale di ciascuno nella comunicazione della verità”.

Parafrasando il Papa, anche questo breve articolo vuole essere un piccolo “contributo al comune impegno per prevenire la diffusione delle notizie false”. Questo perché non possiamo fidarci di chi dice il falso, non possiamo esserne amici o farci affari. “Nessuna disinformazione è innocua” scrive Francesco, “anzi, fidarsi di ciò che è falso, produce conseguenze nefaste. Anche una distorsione della verità in apparenza lieve può avere effetti pericolosi”.

Il messaggio si conclude con una preghiera, ispirata a un’altra ben più famosa, per rivolgerci a Colui che è “la Verità in persona”:

Signore, fa’ di noi strumenti della tua pace.
Facci riconoscere il male che si insinua in una comunicazione che non crea comunione.
Rendici capaci di togliere il veleno dai nostri giudizi.
Aiutaci a parlare degli altri come di fratelli e sorelle.
Tu sei fedele e degno di fiducia; fa’ che le nostre parole siano semi di bene per il mondo:
dove c’è rumore, fa’ che pratichiamo l’ascolto;
dove c’è confusione, fa’ che ispiriamo armonia;
dove c’è ambiguità, fa’ che portiamo chiarezza;
dove c’è esclusione, fa’ che portiamo condivisione;
dove c’è sensazionalismo, fa’ che usiamo sobrietà;
dove c’è superficialità, fa’ che poniamo interrogativi veri;
dove c’è pregiudizio, fa’ che suscitiamo fiducia;
dove c’è aggressività, fa’ che portiamo rispetto;
dove c’è falsità, fa’ che portiamo verità.

Amen.

 

Valentina Raffa

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